Un uomo
fuori dal tempo

Giacinto Facchetti SCORRI PER LEGGERE STORIA N.73 / 110
Ci sono giorni in cui essere Interista è facile, altri in cui è doveroso e giorni in cui esserlo è un onore.

Nessun calciatore nerazzurro indosserà mai più la maglia numero 3, ritirata in suo onore nel 2006. Tutti quelli che pensano all’Inter, invece, pensano un po’ anche a Facchetti, la parte migliore di ogni interista.

Settantacinque reti in carriera mise a segno il Cipe, la più bella delle quali al Liverpool, nella semifinale di Coppa dei Campioni del 1965, il gol che completò la rimonta sugli inglesi dopo l’1-3 di Anfield Road. Il 3-0 lo mise a segno Giacinto Facchetti, con un destro dal limite dell’area da campione vero. “Giacinto Magno”, lo definì Gianni Brera, il più grande giornalista sportivo italiano, che ne ammirava fisico e integrità. Dopo una carriera leggendaria, divenne simbolo dell’Inter anche fuori dal campo, diventandone dirigente e poi presidente.

Da qualunque parte la si guardi, la storia di Giacinto Facchetti è esemplare, fulgido esempio di integrità, correttezza e valori morali. Terzino modernissimo per l’epoca, inventò sostanzialmente il ruolo di fluidificante, sorta di attaccante aggiunto che grazie alla falcata da quattrocentista dispiegava la sua potenza nella metacampo avversaria. Helenio Herrera, che stravedeva per lui, ne storpiò una volta il cognome in “Cipelletti”. Il soprannome gli rimase addosso.

Giacinto Facchetti

Giacinto Facchetti è nato a Treviglio il 18 luglio del 1942. Ha giocato la prima gara nell'Inter il 21 maggio del 1961 e l'ultima il 7 maggio del 1978. In mezzo, 634 gare ufficiali con 75 gol all’attivo, quattro Scudetti, due Coppe dei Campioni, due Intercontinentali, una Coppa Italia, un Campionato d'Europa con la Nazionale. Nel 1965 è arrivato secondo nella classifica del Pallone d’Oro, superato soltanto dal portoghese Eusebio. Nel 1995 è tornato nel club come dirigente, per restarci fino al giorno della sua scomparsa, il 4 settembre del 2006, quando ricopriva la carica di Presidente. Il suo nome è stato iscritto al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, tra i cittadini benemeriti e illustri.