Il sinistro di Dio

Mario Corso SCORRI PER LEGGERE STORIA N.17 / 110
I calzettoni sempre arrotolati? Era un omaggio. Al mio idolo: Omar Sivori, lo adoravo. Lui giocava alla sudamericana e con i calzettoni giù, lo imitai subito.

Il suo sinistro affilato regala gioia, entusiasmo e trionfi al popolo nerazzurro. Come a Madrid, teatro dello spareggio per la Coppa Intercontinentale del 1964: 0-0 fino al 6’ del secondo tempo supplementare, quando Corso trafigge l’Independiente grazie a un mancino potente e preciso. O come accade durante il derby di ritorno del 1971, decisivo per il recupero sul Milan e la vittoria dell’undicesimo scudetto. Anche in quel caso c’è una punizione dal limite: tutti si aspettano la “foglia morta” e invece Mario sfodera una rasoiata secca sul palo del portiere, che si insacca alle spalle di Cudicini. Per certe magie, basta anche un piede solo.

La punizione a “foglia morta” è il marchio di fabbrica di Mario Corso, il giocatore preferito dal presidente Angelo Moratti, da sua moglie “Lady” Erminia e dal loro quarto figlio, Massimo, fin da allora vittima di un istantaneo innamoramento per i mancini estrosi. Quello di Corso, del resto, non è un piede normale: dopo un match fra Italia e Israele del 1961, il ct avversario lo definisce “il sinistro di Dio”. E pazienza se il suo proprietario è l’incarnazione del binomio “genio e sregolatezza”, un numero 10 travestito da 11 che è croce e delizia di ogni allenatore, al punto che il “Mago” Herrera chiede la sua cessione ogni stagione e puntualmente lo ritrova in ritiro all’inizio della successiva. Corso in quella squadra può concedersi il lusso di giocare con un piede solo (“Meglio che due scarsi”, ama ripetere) e di portare i calzettoni abbassati senza parastinchi, in omaggio al suo idolo Omar Sivori.

Il 12 maggio del 1965 allo stadio di San Siro c’è una partita da vincere e una semifinale da ribaltare: il Liverpool si è imposto 3-1 nella gara d’andata e all’Inter di Helenio Herrera serve un’impresa per raggiungere la finale. All’ottavo minuto viene fischiato un calcio da fermo per i padroni di casa dal limite dell’area. A batterlo va l’ala sinistra e il suo tiro è una parabola dolce e spietata, una morbida carezza che vola sopra la barriera, irraggiungibile per il portiere avversario, che dà il via alla più storica delle rimonte nerazzurre.

Mario Corso

Mario Corso (San Michele, 25 agosto 1941) gioca nell’Inter dal 1957 al 1973, totalizzando 502 presenze (il sesto della storia nerazzurra) e 94 gol (il decimo nella classifica di tutti i tempi). Corso è anche il marcatore più giovane nella storia dell’Inter: segna il 30 novembre 1958 contro il Bologna a 17 anni, 3 mesi e 5 giorni. Capitano per tre stagioni, vince in tutto quattro campionati, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Milita due stagioni nel Genoa prima del ritiro. Da allenatore, siede sulla panchina dell’Inter dal novembre 1985 a maggio 1986. In Nazionale vanta 23 presenze e 4 gol.