Gli animi si calmano e Cucchiaroni si prende la responsabilità di calciare, non accorgendosi di quella piccola mezza sfera gialla che spunta dal dischetto. Il pubblico rumoreggia, qualcuno urla “Tito, occhio al limone”, ma Cucchiaroni è concentrato, non ascolta, non si guarda intorno. Prende la rincorsa e calcia, ma il limone si fa sentire e il pallone finisce in tribuna, alto, altissimo sopra la traversa, dopo un “cucchiaio” non voluto.
Veleno dissimula, corre, abbraccia i compagni e mentre festeggia dà un calcio alla buccia rimasta, per cancellare ogni traccia. Lo Bello non se ne accorge, l’Inter si aggiudica il derby e mentre partono le proteste inferocite di giocatori, allenatore e dirigenti del Milan, Lorenzi si defila, testa bassa e camminata veloce verso il tunnel. Lorenzi, cattolico praticante, qualche anno dopo ammetterà : «Ho confessato tutto. Ho detto “Ho fatto una scorrettezza” e il prete che mi ha confessato era un interista e si è messo a ridere».
La partita è ferma sull’1-0 per l’Inter quando un contrasto in area tra Pepe Schiaffino e Giorgio Bernardin convince l’arbitro Lo Bello a fischiare il secondo rigore della partita, questa volta a favore del Milan, tra le proteste interiste. Mentre in campo i compagni accerchiano l’arbitro per chiedere spiegazioni, “Veleno” ne approfitta per recuperare fiato ed energie: dalla panchina oltre a una bottiglietta d’acqua, gli lanciano mezzo limone per dissetarsi. E nasce la pazza idea. Mentre i compagni continuano a protestare, Lorenzi approfitta della baraonda e infila quel mezzo limone sotto il pallone già posizionato sul dischetto, in direzione della porta.
Benito Lorenzi è un’icona dell’Inter, della sua storia, della sua leggenda. In maglia nerazzurra ha vinto due scudetti, segnato 142 gol e fatto impazzire un esercito di avversari. Eppure il soprannome “Veleno” arriva direttamente da mamma Ida, disperata per quella peste di figlio, quella peste che in quasi 20 anni di carriera colleziona una serie di aneddoti e di storie da scriverci un libro: dal soprannome Marisa affibbiato a Boniperti, allo schiaffo a Nyers, alle provocazioni a John Charles, fino a quel famoso limone, protagonista del derby della stagione 1957-58, la sua ultima in nerazzurro.