Così come restano nella storia nerazzurra i suoi prodigiosi salvataggi: con uno stile inconfondibile, Samuel lancia tutto il suo corpo contro l’avversario pronto al tiro, rimanendo sospeso in aria, incurante dell’atterraggio. Succede anche a Madrid, nella finale di Champions 2010: sull’1-0 per l’Inter, Olić ha sul piede la palla del pari, ma non ha fatto i conti con la parete inscalfibile che gli compare davanti all’ultimo istante. Da quella respinta nasce il contropiede per il raddoppio di Milito: uno di quei mattoni con cui l’argentino costruisce, insieme ai compagni, la più grande impresa della sua carriera. Drogba e Ibrahimovic, Robben e Messi: tutti i migliori attaccanti del pianeta, in quella Champions, si infransero sul “Muro”.
I gol del difensore argentino con questa maglia, del resto, non sono mai banali: ad aprile dello stesso anno va in rete contro la Lazio in un match decisivo per la vittoria dello scudetto, nel 2012 decide un derby con un colpo di testa in tuffo. In realtà il suo mestiere è quello di difendere la propria porta, un compito in cui eccelle al punto da meritarsi il soprannome “Il Muro”, che lo accompagna fin dai tempi della Roma. Difensore arcigno vecchia maniera, nella sua area non ama andare troppo per il sottile, ma si incolla agli avversari e non li lascia respirare, facendo sentire loro fisico e tacchetti. Memorabili i suoi duelli con i migliori attaccanti del campionato e le prestazioni maiuscole in derby (ne perde solo uno su undici giocati) e partite decisive.
La sera del 9 gennaio 2010, il Siena è in vantaggio per 3 a 2 a San Siro e Walter Samuel è il centravanti aggiunto dei nerazzurri per gli ultimi minuti. Dopo il pareggio di Sneijder su punizione, in pieno recupero, Samuel riceve palla spalle alla porta, si gira in un attimo e, con un movimento da attaccante consumato, scaglia in rete il sinistro del sorpasso. Poi corre urlando sotto la Nord a petto nudo, riscaldato dal boato dello stadio.