Il resto è storia, con Pandev dapprima assieme a Obafemi Martins devastante in Primavera, vincendo Viareggio e Scudetto. Poi, dopo le esperienze in prestito a Spezia e Ancona, l’approdo alla Lazio, dove si mette in evidenza come una delle migliori seconde punte del campionato. Quindi il ritorno all’Inter, in tempo per il Triplete. L’anno dopo Goran si mantiene ad altissimi livelli: segna infatti in finale del Mondiale per Club, oltre a realizzare all’Allianz Arena la rete che elimina il Bayern Monaco dalla Champions League. Un’intuizione degli scout è diventata un pezzo di storia interista, a testimonianza del grande lavoro che c’è dietro al Settore Giovanile interista.
E pensare che Pandev arrivò in Italia all’Inter quasi per caso. Pierluigi Casiraghi, uno dei segreti del Settore Giovanile interista, era infatti andato ad assistere ad una gara dell’Under 17 macedone per osservare un altro talento: Ako Stojkov, promettentissimo centravanti che però si smarrì proprio sul più bello. Ma notò anche Goran, e tornò a Milano con una relazione positiva su entrambi, chiudendo poi l’affare per poche migliaia di euro.
In paradiso… e ritorno. Goran Pandev è stato l’uomo chiave, tatticamente, del triplete interista. Il suo acquisto a gennaio del 2010 permise a Josè Mourinho di fare il cambio tattico che aveva in mente da lungo tempo, ovvero passare dal modulo a rombo al 4-2-3-1, in cui Goran occupava magnificamente lo spot di ala sinistra, garantendo quantità e qualità. Basta rivedersi la magnifica accelerazione con cui spaccò in due la difesa del Barcellona, creando la superiorità numerica per il gol di Maicon che avrebbe cambiato l’inerzia della sfida.