Tre scudetti, due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, altri titoli sfiorati in tredici anni riassunti da una filastrocca, ancora oggi la più famosa del calcio italiano: Sarti, Burgnich, Facchetti… Una squadra che era una famiglia, una famiglia che era una squadra. Alle onorificenza civiche guadagnate in vita –
fu nominato Cavaliere del Lavoro, oltre a meritarsi una laurea in Economia honoris causa – nel 2007 si è visto dedicare dalla città di Milano il piazzale antistante lo stadio Giuseppe Meazza, la casa di tutti gli interisti. Da allora, per trovare lo stadio basta chiedere indicazioni per Piazzale Angelo Moratti, industriale.
Il primo a dare una struttura d’avanguardia ad una società sportiva, con Helenio Herrera, primo mister davvero carismatico del nostro calcio, in panchina ed Italo Allodi, genio del mercato, dietro ad una scrivania. L’alchimia di quella squadra era perfetta, dentro e fuori dal campo, con Armando Picchi, il Capitano, equilibratore perfetto tra le richieste dei giocatori, la severità di Herrera e la generosità attenta di Angelo Moratti. Creò la Rasiom in Sicilia, per poi cederla e creare, in Sardegna, la Saras, gioiello industriale e modello di business d’avanguardia. Anche nel calcio applicò ingegno e intraprendenza, riempiendo la bacheca interista di trofei, inevitabile conseguenza di una gestione appassionata e impeccabile.
Il primo. Angelo Moratti è stato il primo presidente di un club italiano a vincere per due volte la Coppa dei Campioni, con la straordinaria doppietta della Grande Inter. Il primo a conquistare, sempre due volte, la Coppa Intercontinentale, dando ai colori nerazzurri un respiro mondiale che nessun club italiano aveva avuto in precedenza.