Quando capitava di frequente che cenasse, com’era normale, con suo fratello, e magari oltre agli aggiornamenti sulle rispettive famiglie ci scappava, ogni tanto, qualche considerazione tattica o qualche segreto sulle squadre avversarie che avrebbero dovuto affrontare.
Beppe Baresi lavora ancora per l’Inter ed ha attraversato tutte le anime del club: 559 presenze da calciatore in quasi quindici anni, allenatore della Primavera, responsabile del Settore Giovanile e vice di Josè Mourinho. Lo Special One tradizionalmente vuole che il secondo allenatore sia un uomo del club, e nessuno meglio di Beppe poteva schiudergli tutte le porte del mondo nerazzurro. In cambio, si fa per dire, Josè ogni tanto gli lasciava l’onere delle interviste post partita, mai troppo amate dallo schivo bresciano neppure quando era calciatore.
Immaginate due fratelli, poco più che ventenni. Durante la settimana dormono sotto lo stesso tetto, poi la domenica si ritrovano su un campo da calcio. Il campo è quello di San Siro, e i due fratelli hanno maglie diverse ma sono i primi a scendere in campo, con in mano un gagliardetto. È la storia dei fratelli Baresi, Giuseppe e Franco, divisi da due anni, due maglie, una città, Milano, che li vedeva scendere in campo, nel derby. Entrambi capitani, entrambi calciatori difensivi, entrambi un paio di passaggi avanti rispetto ai compagni. Abnegazione, dedizione alla causa, intelligenza calcistica: Beppe come Franco, da Travagliato, provincia di Brescia, agli anni d’oro del calcio milanese, vissuti in prima linea.