La parte dell’attore non protagonista, del resto, la apprende già da ragazzo al River Plate, dove in teoria arriva come spalla di Marcelo Salas e in pratica fa più gol di lui. Viene dal Banfield, che si racconta lo avesse scoperto per caso, mentre lavorava tagliando il prato del campo di allenamento. Soltanto una leggenda: da allora, però, “El Jardinero” non ha mai smesso di coltivare l’arte dell’attesa.
Al Milan segna anche nella sfida successiva e in quella dopo ancora, entrando sempre più nel cuore del popolo nerazzurro. Che fa presto a innamorarsi di quell’argentino elegante e taciturno: nella sua prima stagione, 2003/04, Cruz si presenta con un gol in pallonetto in casa dell’Arsenal e due centri alla Juventus, che valgono la prima vittoria a Torino dopo dieci anni di astinenza in campionato. Ai bianconeri, già trafitti con le maglie di Feyenoord e Bologna, realizza in tutto 7 reti fra Serie A e Coppa Italia, compresa un’altra storica doppietta con i suoi in inferiorità numerica. Julio però è anche sacrificio, intelligenza e dedizione, doti essenziali per chi è costretto a condividere il palcoscenico con grandi attaccanti.
Il derby dell’11 marzo 2007 si mette male per l’Inter: il Milan è passato in vantaggio grazie a un gol dell’ex Ronaldo, la porta rossonera sembra stregata e la squadra perde i pezzi, con due infortuni prima dell’intervallo. Julio Ricardo Cruz ha visto il primo tempo dalla panchina. Non una novitĂ per un giocatore destinato nei suoi anni nerazzurri ad aspettare spesso il suo turno a partita in corso. Ma Cruz, il bomber part-time, sa fare del tempismo la sua forza. Al nono della ripresa entra in campo: dopo 13 secondi ha giĂ segnato il gol del pareggio e dopo venti minuti ha ribaltato il derby servendo a Ibrahimovic l’assist per il 2-1.