“Nella vita si fanno cose belle e altre meno belle – racconta Ferri – e mi dĂ fastidio che della mia carriera si metta in risalto solo la parte negativa. Ho giocato 15 anni in A segnando 6 reti, ho collezionato 45 presenze e 4 gol in Nazionale”. Tra l’altro dal 1998 la Fifa ha impartito delle nuove direttive che diminuiscono drasticamente le statistiche sugli autogol favorendo i marcatori. Ma se siete in dubbio sul valore di Riccardo Ferri chiedete pure a Van Basten cosa voleva dire affrontarlo nei Derby della Madonnina.
L’esordio in prima squadra avviene quando Ferri è da poco maggiorenne e a 20 anni è già titolare. Da lì in poi insieme a un’altra leggenda nerazzurra, Beppe Bergomi, formerà una delle coppie di difensori più solide e durature del calcio italiano. E con lo “Zio” si ritroverà anche in Nazionale per gli Europei dell’88 e per i Mondiali del ’90. Ma Ferri verrà ricordato anche per il record di autogol segnati in Serie A. Un primato detenuto insieme a un altro mostro sacro del calcio italiano, Franco Baresi. In totale nella propria porta ha segnato 8 gol e questo viene anche ricordato dal rocker emiliano Ligabue nella prima strofa della canzone “A che ora è la fine del mondo”: “La borsa sale… Ferri batte il record di autogol”.
Se Marco Van Basten ti ricorda come uno dei difensori più difficili contro cui giocare non devi essere uno qualunque. Riccardo Ferri non è stato un giocatore qualunque, sia per le doti tecniche e agonistiche sia per l’attaccamento alla maglia nerazzurra, indossata 418 volte. Ferri e il mondo Inter s’incontrano molto presto: nel 1977 ad appena 14 anni viene comprato dalla Capralbese, società dilettantistica cremonese, e viene aggregato alle giovanili nerazzurre.