Un allenatore, ma anche un padre comprensivo, per tutti i suoi giocatori. È per questo che, raro caso per un allenatore professionista, Gigi è amato tuttora dai suoi calciatori, che lo salutano sempre con grande affetto.
Fu una delle ultime vittorie di Simoni sulla panchina dell’Inter, il cui punto più alto fu senza dubbio il campionato 1997-98, “quello di Ronaldo” nella vulgata interista, in cui si vide la versione più splendente del fenomeno brasiliano, quello che l’Inter avrebbe potuto o forse secondo qualcuno non avrebbe affatto potuto vincere. Ma quell’Inter fu splendida anche in Europa, dove vinse la Coppa Uefa schiantando la Lazio nella finale di Parigi. Una squadra con una forte identità difensiva, capace di attaccare in verticale in maniera fulminea, che Simoni modellò attorno al miglior giocatore del mondo, che vestiva, in quella stagione, la maglia numero 10. “Ronnie” era più “uguale” degli altri, per cui ricompensava qualche mattinata in ritiro passata a dormire in camera, coi compagni in campo a fare l’ultimo allenamento trascinando mister e squadra alla vittoria.
“Tranquilli ragazzi, tanto domani mica giochiamo col Real Madrid…” E invece, l’indomani l’Inter di Gigi Simoni, vincitrice della Coppa Uefa l’anno precedente, avrebbe affrontato a San Siro il Real Madrid, campione d’Europa in carica, per una sfida decisiva per l’approdo ai quarti di finale di Champions League. La battuta del tecnico toscano contribuì a rasserenare un ambiente che era troppo carico, e che invece si giovò della capacità del mister di saper trattare i suoi giocatori.