Capita a volte, però, che la provvidenza coincida con le proprie decisioni. Muggiani, infatti, entra nel mondo del calcio come socio del Milan Football and Cricket Club, ma i contrasti con il presidente Gianni Camperio lo spingono a lasciare la società in cerca di nuove avventure, insieme agli altri dissidenti che costituiranno lo zoccolo duro della futura Inter. E guarda caso, i colori di quella notte stellata di marzo, gli ultimi rimasti sulla sua tavolozza, sono in contrasto con il rosso e il nero del suo ex club, un’opposizione simbolica, in realtà , voluta fortemente dall’artista, come rivelerà il figlio. Che sia il frutto di una fortunata coincidenza o di un racconto modellato dalla storia, il risultato non cambia: l’Inter è figlia della notte, così come i suoi colori e del suo primo tifoso, Giorgio Muggiani.
Illustratore, pittore e, in seguito, anche dirigente sportivo, Giorgio Muggiani in quella notte di primavera, con gli occhi rivolti al cielo, crea sulla sua tavolozza lo stemma dell’Internazionale. Come spesso accade quando la storia si confonde con la leggenda, le versioni restituite dal passato sono molteplici e, probabilmente, ciascuna contiene una dose di verità . Si racconta, infatti, che sulla tavolozza di Muggiani non fossero rimasti che due colori: il nero e l’azzurro, per l’appunto.
Lo sfondo dorato delle stelle, incastonate come diamanti in un cielo nerazzurro: quella del 9 marzo 1908 non è una notte come tante altre, perché precede l’alba di una società , ispirandone i colori. Gli stessi che la definiranno per tutta la storia a venire, ad eccezione della stagione 1928-29, in cui verrà esibita la maglia bianca rossocrociata, nata dalla fusione tra Inter e Milanese.