L’uomo dai gol mai banali: tre nei primi due derby, intanto, tra cui una leggendaria doppietta. Uno con un gioco di prestigio, a coronare una rimonta esaltante contro lo Strasburgo. Uno fondamentale in Champions League a Mosca, con incorporato abbraccio a Gigi Simoni, allenatore che assieme a tanti altri avuti in carriera ha ispirato l’argentino, oggi a sua volta mister di successo.
Ma El Cholo (il soprannome viene da Xoloitzucuintli, termine azteco per definire un incrocio di diverse origini) è un condensato di quella che in Argentina chiamano garra e che qui potremmo, e non saremmo del tutto precisi, tradurre con “grinta”. Rabbia, passione, resilienza. Simeone è tutto questo, nella sua risposta all’invito di Simoni, “Vai in ospedale, Cholo, deve fare un male cane”, c’è tutto Diego Simeone. Che nell’intervallo di quell’Inter-Piacenza, del settembre 1998, non vuole saperne di lasciare il suo posto in campo.
“Mister, a calcio si gioca con i piedi, i denti non servono. Io resto in campo”. A parlare è Diego Pablo Simeone. Il Mister in questione, incredulo, si chiama Gigi Simoni ed ha appena fatto quello che ogni persona di buon senso avrebbe fatto, ovvero chiedere al proprio giocatore di uscire. Soprattutto se il suddetto giocatore, in un contrasto di gioco col piacentino Cristallini, ha appena perso due incisivi, con conseguente dolore al limite del sopportabile. Douglas Maicon, un altro non certo tenero, qualche anno dopo in un contrasto con Messi avrà la medesima disavventura e dovrà uscire in barella.