All’Inter arriva nel gennaio del 2000 e conquista subito un posto da titolare al centro della difesa nerazzurra, giocando all’occorrenza anche da terzino. Non superava l’1,75 ma la sua elevazione fuori dalla norma gli consentiva spesso di vincere duelli aerei contro attaccanti alti 20 centimetri più di lui e segnare anche tanti gol. Per le sue qualità atletiche e umane è stato amato tanto dai tifosi quanto dai compagni di squadra. E per questo il giorno della sua ultima partita, San Siro è in festa e tutti i giocatori nerazzurri per omaggiarlo indossano la sua maglia numero 2. È il maggio 2012, un derby e l’Inter vince 4 a 2. Il modo migliore per concludere la carriera.
Cordoba infatti affronta i nemici, quelli in campo e quelli fuori dal campo nello stesso modo, senza paura e mettendoci tutto sé stesso. Nel 2005 fonda l’associazione “Colombia te quiere ver” che si occupa di bambini disagiati a Rionegro, la sua città natale. Questa è solo una delle tante iniziative di solidarietà portate avanti da Cordoba.
Ci sono calciatori che vanno ricordati non solo per quello che hanno fatto in campo ma anche per quello che hanno saputo realizzare fuori dal rettangolo di gioco. Ivan Ramiro Cordoba è uno di questi. La sua è una di quelle carriere straordinarie: con l’Inter in tredici stagioni ha conquistato l’Italia, l’Europa e poi il mondo. Ma per capire chi è stato e chi è, è sufficiente leggere una frase pronunciata in un’intervista anni dopo il ritiro. “Io non ho mai avuto paura di nessuno: un difensore vero, in quanto uomo, può temere le malattie, le guerre o la povertà nel mondo, ma certo non gli attaccanti”.