Dai suoi insegnamenti passano tanti grandi campioni che hanno fatto la storia: da Zenga a Pagliuca, passando per Toldo e Frey. Julio Cesar non l’ha mai allenato, ma è stato lui a scoprirlo e a portarlo in Italia. Negli anni poi per due brevi periodi è anche primo allenatore. Nel ‘97, nelle ultime due partite di campionato, dopo l’esonero di Hodgson. E nel ‘99, per quattro partite, dopo l’esonero di Lucescu. Poi diventa osservatore per i nerazzurri e scopre altri portieri di ottimo livello. L’ultimo in ordine di tempo è Ionut Radu, vent’anni, oggi all’Avellino. Uno che ha tutte le carte in regola per essere il numero uno dell’Inter del futuro. Quella maglia che il Giaguaro non ha mai indossato ma che si sente addosso. Da sempre.
Ancora prima di diventare un calciatore professionista, da adolescente, gioca molti tornei giovanili con una squadra della sua provincia chiamata Inter ed è vice-presidente dell’Inter-Club di Menaggio (Como), il paese in cui è cresciuto. Poi il salto nel calcio che conta. Otto anni al Torino, con cui vince uno Scudetto e una Coppa Italia e con cui si guadagna il soprannome di Giaguaro. Si trasferisce quindi al Napoli con cui gioca altre sette stagioni. Solo dopo il ritiro, le strade di Castellini e dell’Inter finalmente si rincontrano. Nel ‘88 diventa allenatore dei portieri della prima squadra.
“Sento la maglia nerazzurra cucita addosso”. Una frase che riassume tutto, una frase che possono dire in pochi, ma solo uno può pronunciarla senza avere mai indossato quella maglia. Perché Luciano Castellini, uno dei più forti portieri italiani di sempre nelle sue oltre 400 partite in Serie A, l’Inter l’ha incontrata solo da avversario. Ma nonostante questo, l’Inter ce l’ha nel dna. Tifosissimo della “Beneamata” lo è sempre stato.