A Herrera, maniaco del lavoro e devoto razionalista, il soprannome non piace troppo, perchĂ© sminuisce il merito dei suoi successi. Dietro ad alcune imprese, però, rimane un alone mistico: fra i tanti aneddoti dell’epoca spicca un racconto relativo alla prima finale europea. I nerazzurri arrivano da outsider alla sfida con i pluricampioni del Real Madrid e così il “Mago” passa ore a puntellare l’autostima dei suoi. A un certo punto prende da parte il mediano di fatica Carlo Tagnin e lo convince, una parola dopo l’altra, di essere piĂą forte dell’uomo che gli tocca marcare, il grande Alfredo Di Stefano. Risultato: il miglior giocatore al mondo non combina nulla per tutta la partita e l’Inter vince 3-1. Se non è magia questa…
Figlio di anarchici, Herrera è un allenatore rivoluzionario e tanto di quello che oggi è “normale” nasce dalle sue idee innovative: i ritiri pre-partita, il controllo dell’alimentazione, lo studio scientifico dell’avversario. Helenio lavora in egual misura sui piedi e sulla testa dei suoi giocatori. Si presenta introducendo esercizi con il pallone al posto delle lunghe corse sul campo e affigge cartelli motivazionali negli spogliatoi per caricare la squadra; alterna geniali intuizioni tattiche a strepitosi bluff in conferenza stampa. Le sue frasi, spesso in un mix di spagnolo e milanese, diventano mantra. Per tutti in Italia è il “Mago”, l’uomo capace di far apparire nella bacheca nerazzurra sette trofei, di vincere la Coppa Campioni al primo tentativo e di regalare alla storia la “Grande Inter”, una squadra da tramandare a memoria di padre in figlio.
Argentino di nascita, spagnolo di origine, cresciuto in Marocco e diventato calciatore in Francia, prima di trionfare da allenatore in Spagna e Italia: non c’è miglior simbolo di Helenio Herrera per rappresentare l’anima cosmopolita dell’FC Internazionale. Arriva a Milano un giorno del 1960, in macchina da Cadice e annuncia: “Vinceremo tutto contro tutti”. Farà molto di più, cambiando per sempre il gioco del calcio.