La rovesciata in Inter-Rangers 3-0 del 24 ottobre 1984.
Il gol del momentaneo 1-1 del derby del 17 marzo 1985, poi terminato 2-2.
Lo splendido gol contro il Torino l'8 dicembre 1985.
L'esultanza dopo la rete nel derby.
Annullare quel gol non solo è un’ingiustizia verso un calciatore e una squadra, ma un affronto al calcio. Ma Kalle si rialza, non si scompone. In fondo lo sa che quello è il suo destino, può sopportarlo. Bello, maledetto e incredibilmente amato. Classe e potenza in un giocatore unico al servizio di un lieto fine inafferrabile, l’antieroe perfetto nel grande romanzo della storia interista.
Ed è proprio questa la qualità unica dell’antieroe: l’empatia che riesce a generare negli altri, ma anche la convinzione che sia l’unico capace di sopportare le prove a cui di volta in volta la vita ci sottopone. Come i tanti infortuni subiti durante l’esperienza nerazzurra e quel gol meraviglioso che non è mai esistito. È l’ottobre del 1984 e a San Siro l’Inter ospita i Rangers di Glasgow per i sedicesimi di Coppa Uefa. Altobelli pennella un cross dal vertice alto dell’area e Kalle, come se fosse il gesto più naturale del mondo, sceglie l’unico modo per fare gol in quella situazione: una rovesciata fulminea in mezzo agli impotenti centrali scozzesi. Un’istantanea di rara bellezza, un movimento plastico che racchiude atletismo e velocità di pensiero.
Bello e maledetto, condannato ad un’estetica effimera che si scontra con il cinismo del mero risultato. Se la storia dell’Inter fosse un romanzo, il ruolo dell’antieroe spetterebbe senza dubbio a Karl-Heinz Rummenigge, uno dei giocatori più forti arrivati in Italia negli anni d’oro della Serie A. Pallone d’Oro per due volte consecutive, della sua esperienza in nerazzurro non restano trofei, ma l’affetto enorme dei tifosi per i quali “Kalle” è così lontano, ma tremendamente vicino allo stesso tempo.