Per prodezze simili, mix letali di classe e istinto, in Argentina lo chiamavano “La Joya”. In Italia, invece, diventa subito “El Trenza”, a causa dell’acconciatura caratteristica. Ai tempi dell’Huracán, Rodrigo, che allora porta i capelli lunghi, si annoda una lunga treccia portafortuna. Gli anni passano e cambiano i look, ma la treccia rimane sempre al suo posto, anche quando il suo proprietario decide di rasarsi a zero. Una sola concessione, dopo anni di ostinati dinieghi sul tema: nel 2015 Palacio promette il taglio in caso di scudetto dell’Inter a fine stagione. Resterà un sogno, ma basta per dimostrare un attaccamento straordinario ai colori che indossa.
Non che a Rodrigo riesca male il suo mestiere, quello di fare gol. Tra i tanti segnati in nerazzurro spiccano i centri alla Juventus, sia a Torino che a Milano, o il tiro da biliardo contro il Tottenham, in una rimonta commovente negli ottavi di Europa League. Il più importante, secondo lui, è però un colpo di tacco, decisivo per vincere in extremis il derby d’andata della stagione 2013/2014.
Rodrigo Palacio per l’Inter non si è mai risparmiato. Alla maglia nerazzurra ha donato gli anni migliori della sua carriera e per il bene della squadra ha fatto di tutto: l’attaccante, il rifinitore, l’esterno e… persino il portiere. Succede il 18 dicembre 2012, in un ottavo di finale di Coppa Italia. A San Siro, i padroni di casa sono in vantaggio 2-0 sull’Hellas Verona, quando il portiere Luca Castellazzi è costretto a uscire per infortunio. L’allenatore, Andrea Stramaccioni, ha finito i cambi e a Palacio tocca indossare i guanti e piazzarsi tra i pali per i 15 minuti finali, giocati in inferiorità numerica. Incoraggiato dai compagni e applaudito dai tifosi a ogni intervento, si esibisce in una parata straordinaria e con un tuffo felino devia in corner un colpo di testa indirizzato in rete.