Qualche giorno dopo, mentre preparava il pranzo, le capitò di vedere il marito intervistato in tv, che sorrideva alla domanda se avesse appena acquistato il club. Aveva appena telefonato dicendo che avrebbe fatto tardi in ufficio… La signora richiamò la segretaria, che disse che Massimo non poteva ricevere telefonate. “Lo so”, disse la signora”, “L’ho appena visto in tv”. “Effettivamente c’è anche la Rai…” chiosò la segretaria… Come sempre, prevalse la passione, e Massimo Moratti fu perdonato dalla moglie. Che gioì e pianse, nei diciotto anni successivi, assieme a milioni di interisti.
Tra la decisione di comprare il club e l’acquisto effettivo passò pochissimo tempo. Nessun problema di natura economica o pratica, ve n’era uno, in apparenza insormontabile, legato proprio alla famiglia: dirlo alla moglie. “Non farlo, non farlo, non farlo. Se lo fai me ne vado di casa”, disse la signora Milly quando il marito le pose la questione.
Una questione di famiglia: l’Inter per Massimo Moratti è sempre stata questa. Famiglia intesa in senso tradizionale, certo, che subito diventava per osmosi quella di milioni di interisti. Cresciuto con i calciatori della Grande Inter che giravano per casa, decise di ripercorrere le orme del padre Angelo, acquistando l’Inter nel 1995 per riportarla sul tetto d’Italia, d’Europa e del mondo. Impresa riuscita, non senza qualche travaglio, dovuto soprattutto al contesto del calcio italiano.