Contro la sua ex squadra, il piccoletto spagnolo infatti si prende la responsabilità di sostituire Francesco Toldo, espulso al 44’, e , con indosso quella grande maglia, riesce a difendere un 1-0 fondamentale per continuare a sognare l’accoppiata scudetto-Coppa Uefa. Sono 6 minuti di passione, di grida, di interventi più o meno improvvisati, di esultanze, 6 minuti capaci di rendere una partita epica.
È una storia di ritorni e di momenti, quella di Francisco Farinos, cresciuto proprio nella cantera valenciana, valorizzato da Claudio Ranieri con cui vince una Coppa del Re e una Supercoppa Spagnola, e colonna portante del gruppo con cui Hector Cuper, arriva alla prima finale di Champions League nel 2000 a Parigi, sconfitto dal Real Madrid. Da quel momento Farinos diventa l’oggetto del desiderio di molti e nel 2000 arriva all’Inter per 36 miliardi di lire. La partenza in nerazzurro è esplosiva con il gol in finale di Supercoppa Italiana con la Lazio, ma la sua storia d’amore con i nerazzurri non sembra decollare. È proprio la notte di Valencia però che trasforma Farinos in idolo della tifoseria interista, almeno per una notte.
Il 21 marzo del 2002, l’Inter gioca una delle partite più incredibili della sua storia, vincendo sul campo del Valencia grazie a un gol di Nicola Ventola e ottenendo l’approdo alle semifinali di Coppa Uefa. L’immagine simbolo di quella notte magica non è però un’esultanza, un gol o un abbraccio, ma lo sguardo fiero di Francisco Farinos tra i pali nerazzurri mentre indossa l’enorme maglia di Francesco Toldo e difende la porta con tutto se stesso.