“Una vita da mediano”, uno dei capolavori di Luciano Ligabue è ispirato proprio alla figura del Lele, come lo chiamano gli amici. Gianni Brera e la sua fervida fantasia coniarono invece il soprannome Piper, uno dei più antichi champagne francesi, non tanto perché prediligesse tale bevanda ma per la sua capacità di essere, in campo, imprevedibile e frizzante. Nell’Inter milita per 13 stagioni giocando in totale 394 partite e vincendo due Scudetti e due Coppe Italia. E oltre ai colori nerazzurri lega il suo nome alla maglia della Nazionale con cui trionfò nell’82 giocando una finale eroica contro la Germania. Perché, come cantava un certo rocker di Reggio Emilia, “anni di fatica e botte / e vinci casomai i Mondiali”
Il modo in cui Oriali interpretava il calcio è tutto riassunto in quella partita. Botte e battaglie a centrocampo ma anche guizzi decisivi vicino alla porta. Perché Oriali è stato sì un mediano di quelli che “fanno legna” per la squadra ma aveva anche piedi buoni e un buon senso del gol. E infatti quel gol nel derby non fu un caso isolato: contro i rossoneri segnò 6 gol sui 43 totali segnati con la maglia dell’Inter. E oltre trent’anni dopo l’episodio con Tassotti racconterà così il derby di Milano: “È la partita che ho sempre amato di più. Il derby non mi ha mai spaventato, anzi mi dava una carica speciale”.
Sul rinvio lungo dalla difesa, Oriali salta, spizza la palla di testa per prolungarla ma non si accorge che da dietro sta arrivando Tassotti che con un colpo di kung-fu gli sfigura il volto: 36 punti di sutura e la faccia salvata solo da un lunghissimo intervento chirurgico. È il 25 ottobre 1981 e San Siro si gioca il derby. È una partita speciale perché è la prima dopo che il Milan è risalito dalla Serie B. E 20 minuti prima di quel violento calcio di Tassotti è stato proprio Oriali a segnare il gol che decide la stracittadina.