Una minaccia che neanche arriva alle orecchie degli scettici, ma che suona come presagio di sventura a chi sostiene, senza troppa convinzione, che la scaramanzia non sia vera, ma ci crede ugualmente. Sta di fatto che da quella sera del 1908 il Milan, che aveva vinto tre scudetti dalla sua fondazione, rimane a digiuno per quasi 44 anni. All’inizio sembra un’assurda coincidenza, poi però ci si comincia a informare, ad ogni nuova stagione, sullo stato di salute di quei tre fratelli di origine svizzera. E quando anche l’ultimo degli Hintermann scompare, pure i più scettici tirano un sospiro di sollievo. Ora tutti sono d’accordo: il sortilegio è stato spezzato.
Fa ancora freddo a Milano. L’inverno ha deciso che non è ancora tempo di ritirarsi. In un locale di via Berchet si discute sul futuro dell’allora unica squadra della città . Ci sono, però, 15 dissidenti, contrari alla politica autarchica e alla rigorosa difesa dell’italianità sostenute dalla maggioranza. La goccia che fa traboccare il vaso della trattativa arriva di lì a poco e i 15 uomini escono dal locale a passo deciso. Tra loro ci sono Carlo, Arturo ed Enrico Hintermann. La storia dell’Internazionale comincia così. Chi sia stato, dei tre, a lanciare l’anatema, non ha molta rilevanza. Il concetto è tanto chiaro quanto inquietante. Finché saranno in vita i fratelli Hintermann, quelli là , quelli del Milan, non vinceranno più nulla.
È il giugno del 1951. Il Milan diventa campione d’Italia per la quarta volta nella sua storia. Poche settimane dopo la conquista del titolo da parte dei rossoneri, muore Enrico Hintermann, ultimo di tre fratelli e con lui una maledizione lunga quasi 44 anni. Per capire come i due eventi siano profondamente legati, bisogna riavvolgere il nastro della storia e tornare alla primavera del 1908.