Dopo nove stagioni a Firenze viene acquistato dai nerazzurri: Herrera lo vuole titolare nella Grande Inter. E subito entra nella leggenda, quella della filastrocca che inizia: “Sarti, Burgnich, Facchetti…”. Con l’Inter vincerà più di quanto abbia mai fatto qualsiasi portiere della storia nerazzurra: due Scudetti, due Coppe dei campioni e due Coppe intercontinentali. Sarti quello della filastrocca, Sarti quello che a 17 anni vendeva i carciofi al mercato.
Giuliano per tutta l’adolescenza non ha in mente il pallone. Va in giro in bicicletta per le strade polverose dell’Emilia del secondo dopoguerra a vendere carciofi e limoni per conto di suo padre fruttivendolo. Poi una domenica va a vedere una partita dilettantistica e il portiere di una delle due squadre si fa male. In porta ci finisce lui e dimostra di saperci fare. L’anno dopo viene tesserato da una squadra di seconda categoria e inizia la sua scalata apparentemente impossibile verso il calcio che conta. Dopo due campionati giocati in Promozione con la maglia della Centese, arriva la chiamata che non può immaginare. La Fiorentina gli apre le porte della serie A. Con la Viola conquista il posto di titolare, vince uno Scudetto e arriva fino alla finale di Coppa dei Campioni persa con il Real Madrid. “Di calcio non sapevo nulla, nessuno mi aveva insegnato a stare in porta, a parare, a mettermi in una certa posizione. – racconta anni dopo – Facevo tutto d’istinto”.
All’età in cui Gigi Buffon calcava già i campi della Serie A, lui non aveva mai toccato un pallone da calcio nemmeno per sbaglio. La storia di Giuliano Sarti, uno dei più grandi portieri della storia dell’Inter, è una di quelle che non potrebbe mai essere scritta ai giorni nostri, una storia che arriva da un altro calcio.