Discorsi superflui: quell’Inter era prima in tutto. 58 punti su 68 e avversarie distrutte, come titolò la Gazzetta dello Sport il giorno della conquista matematica del titolo, con quattro giornate di anticipo. L’Inter del Trap era già leggenda.
Fu la base di una squadra vincente. L’Inter in campionato macinò vittorie su vittorie. Un solo brivido con la Fiorentina all’ultima del girone d’andata: 4 a 3 per i viola e il Napoli che si riportò a un punto. Ma dalla prima del girone di ritorno la squadra condotta dal Trap riniziò la sua marcia trionfale: 11 vittorie in 13 partite e vittoria dello Scudetto a San Siro battendo proprio il Napoli di Maradona con 5 giornate d’anticipo. Trapattoni mise in fila tutti. Si tolse anche qualche sassolino dalle scarpe per chi gli aveva dato del difensivista. “Non mi piacciono, le etichette. La più pesante, poi… quella maledetta storia secondo cui sarei un allenatore difensivista. Le mie squadre hanno sempre segnato più delle altre”. E la sua Inter aveva sì la miglior difesa ma anche di gran lunga il miglior attacco.
Chi negli anni ’90 era ancora bambino se la faceva raccontare fino alla noia dal papà o dal nonno, senza stancarsi mai. E’ la storia dello Scudetto dei record, quello dell’88-89 e quella del suo artefice principale, Giovanni Trapattoni da Cusano Milanino. Il Trap all’Inter era arrivato due anni prima, chiamato dal presidente Ernesto Pellegrini con un obiettivo: ricucire il tricolore sulle maglie nerazzurre. Il compito non era facile: da contrastare c’erano il Napoli di Maradona e il nuovo Milan di Sacchi, oltre alla Fiorentina di Baggio, la Samp di Mancini e Vialli, . Le prime due stagioni furono avare di soddisfazioni per il Trap, con un terzo e un quinto posto in Serie A, ma il capolavoro stava soltanto prendendo forma. L’Inter nell’estate del 1988 si rinforzò con l’acquisto di grandi campioni come Bianchi, Berti, Matthaus, Brehme e Diaz.