Nel 2010 i nerazzurri si giocano la finale di Champions League contro il Bayern Monaco e lui non può perdersi l’appuntamento. “C’era la televisione accesa, ma io ascoltavo la partita in radio e la voce del cronista arrivava qualche secondo prima delle immagini: ai gol ho esultato in anticipo, guastando la sorpresa ai miei amici”. Poi ad Andrea Bocelli, che con la sua voce commuove tutto il mondo, si emoziona. Perché anche l’Inter, come la musica, fa vibrare forte l’anima.
L’infanzia di Andrea trascorre fra partite di pallone con gli amici e lunghe ore vicino al giradischi ad ascoltare musica classica. In quegli anni, si fa largo in Italia e in Europa la compagine di Helenio Herrera, che vince tre campionati, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Andrea si fa contagiare dall’entusiasmo e inizia a seguire le imprese della squadra. Impara persino la formazione, ripetuta in quella melodiosa cantilena che ogni tifoso nerazzurro dell’epoca ricorda. Con il passare del tempo, arrivano le prime canzoni e il successo nel mondo della musica: Andrea trova la sua strada, ma non dimentica la passione per l’Inter, amata e seguita tra un impegno e l’altro, anche dall’estero. Bocelli soffre e gioisce come ogni altro tifoso, fino a godersi, 45 anni dopo, un’altra notte di gloria.
In amore non si vede bene se non con il cuore e l’essenziale è invisibile agli occhi. La massima vale anche per la fede sportiva: lo sa bene Andrea Bocelli, cantante di fama mondiale, che da ragazzo ha perso completamente la vista dopo una pallonata ricevuta sull’occhio destro. Ma non ha mai smesso di amare il calcio e l’Inter.